PET: studiati i batteri in grado di degradarlo

Il PET (polietilene tereftalato) è una resina polimerica termoplastica, utilizzata come contenitore per bevande e alimenti, come fibre per abiti ma è anche utilizzata in celle fotovoltaiche a strato sottile. Nella sua forma amorfa, che si ha quando le molecole vengono fatte raffreddare velocemente e non hanno il tempo di riordinarsi, il PET è trasparente, mentre in quella semi-cristallina è opaca e bianca.

Monomero del polietilene tereftalato

L’unità base di questo polimero è costituita da acido tereftalico condensato con etilene.

Questo poliestere viene utilizzato come contenitore di bevande per le sue proprietà fisiche di barriera per i gas e l’umidità, per la sua resistenza agli urti, per la sua resistenza a temperature elevate (il polimero può raggiungere i 72°C sopra i quali diventa gommoso) e per il suo basso costo di produzione.

Nel 2015 sono state prodotte 20 milioni di tonnellate di PET per diversi utilizzi, se per semplificare ipotizzassimo che tutto questo PET sia stato utilizzato per produrre le classiche bottigliette d’acqua da 0,5L dal peso di circa 9,89 grammi e dal diametro di 5,8 cm, saremmo in grado, con queste bottigliette, di ricoprire per ben due volte la superficie dell’Italia!

Produzione

La produzione industriale del PET può avvenire mediante reazioni di transesterificazione o esterificazione:

    • DMT process: il dimetil-tereftalato è fatto reagire con un eccesso di glicole etilenico a temperature di 150-200°C in catalisi basica. Il metanolo che si produce è rimosso mediante distillazione. Il secondo step è condotto a temperature più elevate di circa 270-280°C e porta alla formazione del polimero e all’evaporazione del glicole in eccesso.

      Transesterificazione By Jü – Own work, CC BY-SA 4.0
    • Esterificazione del tereftalato: glicole etilenico è fatto reagire con tereftalato acido con temperature di 220-260°C e pressioni di 2,7-5,5 bar. L’acqua che è formata è eliminata per distillazione direttamente durante la reazione.

      Esterificazione By Jü – Own work, CC BY-SA 4.0

Riciclaggio

Il PET è un materiale riciclabile, può seguire due principali processi di riciclaggio: uno meccanico e uno chimico. Il riciclaggio meccanico consiste nel ridurre in polvere il PET e rifonderlo in nuovi oggetti non più ad uso alimentare. Il riciclaggio chimico permette invece di riottenere i monomeri di partenza e quindi creare nuovamente PET anche per uso alimentare, quest’ultimo metodo è vantaggioso perché non produce prodotti deprezzati di qualità inferiore.

Processi biotecnologici

Nel 2016 è stato scoperto un batterio (Ideonella sakaiensis) che si nutre del PET che viene digerito da due enzimi Mhetase e Petase, nel 2018 è state sequenziata la struttura proteica della Petase ed ora anche quella della Mhetase. L’enzima Petase è una forbice molecolare che scompone il materiale plastico in monomeri mentre la Mhetase scompone in glicole etilenico e acido tereftalico il PET.

The structure of I. sakaiensis MHETase displays a bipartite domain architecture. a I. sakaiensis PETase and MHETase degrade PET to terephthalic acid and ethylene glycol. Side products are not shown. b MHETase structure with the α/β-hydrolase domain (MHETaseHyd) colored in salmon and the lid domain (MHETaselid) in light blue. Disulfide bonds are shown as sticks. c Close-up view of the MHETase catalytic triad, oxyanion hole and the water molecules in the substrate-binding site. d A. oryzae FaeB (PDB-ID: 3WMT24), α/β-hydrolase domain (AoFaeBHyd) in crimson red, lid domain (AoFaeBLid) in cyan. e Close-up view of the AoFaeB catalytic triad, oxyanion hole and the water molecules in the substrate-binding site. Dashed lines indicate hydrogen bonds, rotation angles relate to the overview. Interacting residues are shown as sticks and colored by atom type. Carbon—as given for the respective molecule; nitrogen—blue; oxygen—red; sulfur—yellow. Water oxygens are shown as green spheres. Calcium is shown as purple sphere

Emergenza plastica

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature del 2016 ha analizzato l’inquinamento nel mediterraneo da materiale plastico e micro-plastico, il più abbondante tipo di plastica analizzata è il polietilene con un’abbondanza del 52%, seguito poi dal polipropilene 16%. Anche il PET, nonostante sia un materiale completamente riciclabile è stato ritrovato anche se in basse percentuali (<1%).

 

MACPLAS ONLINE – www. macplas.it
SCIENTIFIC REPORT n.1717 (2019) – Nature.com – Scructure of the plastic – degrading Ideonella sakaiensis Mhetase bound to a substrate
SCIENTIFIC REPORT n.37551 (2016) – Nature.com – The Mediterranean Plastic Soup

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Il sistema immunitario

Il sistema immunitario (S.I.) è un insieme sofisticato di meccanismi, molecole, cellule, tessuti e organi che hanno il ruolo di difesa del nostro organismo da agenti esterni che possono essere patogeni e dall’insorgenza di neoplasie con la capacità di riuscire a distinguere le cellule che fanno parte del nostro organismo (self) da quelle che non ne fanno parte (non-self).

Il S.I. è suddiviso in:

  • immunità innata (aspecifica) è la prima ad attivarsi ma ha una limitata capacità di riconoscimento
  • immunità acquisita (specifica) ha bisogno di diversi giorni per attivarsi, ha un’alta capacità di riconoscimento

Tra le componenti dell’immunità innata si hanno le barriere fisiche come il tessuto epiteliale e le mucose, e componenti cellulari come i leucociti (globuli bianchi) in particolare granulociti, monociti e natural killer infine l’ultima componente dell’immunità innata è costituita da proteine circolanti nel sangue.

Le componenti dell’immunità acquisita sono invece linfociti B e T, i primi utili per la produzione di anticorpi i secondi per attivare una risposta cellulo-mediata. Entrambi sono classificati in differenti classi in base al tipo di MHC (complesso maggiore di istocompatibilità) che riconoscono sulle cellule che presentano l’antigene (APC).

Cosa rende l’immunità specifica diversa da quella innata?
La specificità nel riconoscere molecole uniche (antigeni) del patogeno, la capacità di discriminare il self dal non-self quindi riconoscere ed eliminare tutto ciò che non è parte del nostro organismo e la memoria che si instaura dopo la prima infezione, con lo sviluppo di linfociti di memoria in grado di riconoscere il patogeno in un eventuale secondo incontro (velocizzando la risposta immunitaria).

Cosa succede quando un corpo estraneo supera la cute?
Le prime cellule reclutate sono i granulociti neutrofili che rilasceranno molecole dette citochine che recluteranno le altre cellule del S.I. e molecole citotossiche nei confronti dell’agente esterno.
Avranno poi ruolo i macrofagi che attraverso la fagocitosi, internalizzeranno il patogeno e attraverso il sistema linfatico, lo presenteranno nei linfonodi ai linfociti T. Questi produrranno a loro volta molecole che attiveranno i linfociti B e T citotossici che  potranno riconoscere il patogeno e eliminarlo.
Quando il patogeno sarà completamente eliminato, verranno attivati i linfociti T regolatori che uccideranno tutti i linfociti effettori, spegnendo la risposta infiammatoria.

Tutto il processo infiammatorio e la sua risoluzione sono controllati dall’ambiente citochinico, questa classe di molecole permette anche di indirizzare le cellule del S.I. sul luogo del danno o dove è presente il patogeno.

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